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mercoledì 5 novembre 2008

From Lucca to Beslan


Resistenze 1.2

Khikhus è un fumettista russo, di Mosca. In rete non si trova quasi nulla su di lui. Abbiamo fatto una tavola insieme durante la jam-session/sfida tenutasi allo stand TomatoFarm sabato. Una tavola sul giorno in cui la Morte Diventa Allergica Agli Esseri Umani (quando me la mandano la posto, magari). Ma non è questo che volevo dire. Volevo dire che mi ha raccontato che è stato a Beslan, con altri artisti, e ha ridipinto i muri della scuola insieme ai ragazzi. Cioé li hanno fatti ridipingere a loro, ai bambini. Se ne sono reimpadroniti.

E a volte partecipa a weekend fuori città, in campeggio, insieme a gruppi di ragazzi degli orfanotrofi - gli orfanotrofi in Russia sono veri orfanotrofi, quelli che noi ormai vediamo solo nei film - e gruppi di ragazzi delle scuole più ricche della Russia. Li mettono insieme, li fanno disegnare, fare fumetti. E guarda un po', non si massacrano, non si insultano, non si tradiscono. Nonostante tutto.

Non so, mi sembrava una cosa importante. Contro il rimasticato e l'appiattimento mentale, per le parole lette e rilette da milioni di bambini che non siano mai vuote.
Up, il prossimo film della Disney/Pixar parla di questo, in un certo senso.

lunedì 3 novembre 2008

From Lucca to Nowhere

Resistenze 1.1
"In carne e ossa" di Koren Shadmi. Il primo fumetto che ho letto a Lucca, il primo che ho comprato, senza nemmeno conoscerlo. Non riesco a smettere di sfogliarlo. Un ragazzo incontra una ragazza. Un pasto di carne, un errore dopo l'altro, metafore semplici e perfette. "La Ragazza Radioattiva":
- Hai visto, ti stanno cadendo i capelli. Non ce la faccio a continuare così, capisci? Ti sto uccidendo! Io ti amo. Davvero. Ma...
Credo sia meglio se non ci vediamo più.
- Non puoi farmi questo. Non posso vivere senza di te!
Sei così forte.
Le vignette ti penetrano come una canzone facile facile. Questo tipo, Koren, ha dei problemi con la testa, con la faccia dell'altro - la maschera, la copre con un sacchetto di carta, la trasforma e deforma, la taglia. E allora mi viene in mente John Guare e uno dei pezzi più belli di questo film:

Toward the begining of the movie, Paul summarizes his paper:

PAUL: Well...a substitute teacher out on Long Island was dropped from his job for fighting with a student. A few weeks later, the teacher returned to the classroom, shot the student unsuccessfully, held the class hostage and then shot himself: successfully. This fact caught my eye: last sentence, Times. A neighbor described him as a nice boy: always reading Catcher in the Rye.
The nitwit -- Chapman -- who shot John Lennon said he did it because he wanted to draw the attention of the world to The Catcher in the Rye and the reading of the book would be his defense. And young Hinckley, the whiz kid who shot Reagan and his press secretary, said if you want my defense, all you have to do is read: Catcher in the Rye. It seemed to be time to read it again.
I borrowed a copy from a young friend of mine because I wanted to see what she had underlined and I read this book to find out why this touching, beautiful, sensitive story published in July 1951 had turned into this manifesto of hate. I started reading. It's exactly as I remembered. Everybody's a phony. Page two: "My brother's in Hollywood being a prostitute." Page three: "What a phony his father was." Page nine: "People never notice anything." Then on page 22 my hair stood up. Remember Holden Caulfield -- the definitive sensitive youth -- wearing his red hunter's cap. "A deer hunter hat? Like hell it is. I sort of closed one eye like I was taking aim at it. This is a people-shooting hat. I shoot people in this hat." Hmmm, I said. This book is preparing people for bigger moments in their lives than I ever dreamed of. Then on page 89: "I'd rather push a guy out the window or chop his head off with an ax than sock him in the jaw...I hate fist fights...what scares me most is the other guy's face..." I finished the book. It's a touching story, comic because the boy wants to do so much and can't do anything. Hates all phoniness and only lies to others. Wants everyone to like him, is only hateful, and he is completely self-involved. In other words, a pretty accurate picture of a male adolescent. And what alarms me about the book -- not the book so much as the aura about it -- is this: the book is primarily about paralysis. The boy can't function. And at the end, before he can run away and start a new life, it starts to rain and he folds. Now there's nothing wrong in writing about emotional and intellectual paralysis. It may indeed, thanks to Chekhov and Samuel Beckett, be the great modern theme. The extraordinary last lines of Waiting For Godot -- "Let's go." "Yes, let's go." Stage directions: they do not move. But the aura around this book of Salinger's -- which perhaps should be read by everyone but young men -- is this: it mirrors like a fun house mirror and amplifies like a distorted speaker one of the great tragedies of our times -- the death of the imagination. Because what else is paralysis? The imagination has been so debased that imagination -- being imaginative -- rather than being the lynchpin of our existence now stands as a synonym for something outside ourselves like science fiction or some new use for tangerine slices on raw pork chops -- what an imaginative summer recipe -- and Star Wars! So imaginative! And Star Trek -- so imaginative! And Lord of the Rings -- all those dwarves -- so imaginative -- The imagination has moved out of the realm of being our link, our most personal link, with our inner lives and the world outside that world -- this world we share. What is schizophrenia but a horrifying state where what's in here doesn't match up with what's out there? Why has imagination become a synonym for style? I believe that the imagination is the passport we create to take us into the real world. I believe the imagination is another phrase for what is most uniquely us. Jung says the greatest sin is to be unconscious. Our boy Holden says "What scares me most is the other guy's face -- it wouldn't be so bad if you could both be blindfolded -- most of the time the faces we face are not the other guys' but our own faces. And it's the worst kind of yellowness to be so scared of yourself you put blindfolds on rather than deal with yourself..." To face ourselves.
That's the hard thing.
The imagination.
That's God's gift to make the act of self-examination bearable.

At the end of the movie, long after they find out Paul was a fraud:

OUISA: And we turn him into an anecdote, to dine out on, like we're doing right now. But it was an experience. I will not turn him into an anecdote. How do we keep what happens to us? How do we fit it into life without turning it into an anecdote, with no teeth, and a punch line you'll mouth over and over, years to come: "Oh, that reminds me of the time that impostor came into our lives. Oh, tell the one about that boy." And we become these human jukeboxes, spilling out these anecdotes. But it was an experience. How do we keep the experience?

Quanta paura ho io della faccia dell'altro. Soprattutto se è reale e io mi sento immaginato. Dell'esperienza, delle persone che sono state qui, come dice Ouisa, io non voglio farne aneddoti, no. Che se racconti qualcosa a qualcuno finisce che senti la mancanza di tutti, vero Holden?
Torno al Koren di "Un Evento Sofisticato", in una specie di ping pong:
- Il pasto verbale si era concluso. Ma invece di sentirti pieno, ti eri completamente svuotato.

Ieri, mentre camminavo fra gli stand dei fumetti usati, ho trovato un rivenditore di tavole originali americane. Sienkiewicz, Buckingham, McKean. Era seduto su una sedia, in equilibrio su due gambe, che si leggeva The Catcher in the Rye nell'edizione originale, quella con il cavallo rosso in copertina. Alle coincidenze io non ci credo.

sabato 4 ottobre 2008

Put On Your Sunday Clothes


Mentre procedo con la roba mia e con l'adattamento di Up - è sempre bellissimo smontare le scene vedere cosa puoi tenere cosa no, dargli una forma fumetto che regga che trasmetta la stessa emozione ed emozionarti a tua volta (questo film è unico, come sempre la Pixar fa quello che nessuno si aspetta, tipo un protagonista 78enne) - dicevo, mentre procedo con Up posto alcune tavole disegnate da Claudio Sciarrone per la graphic novel di Wall.E uscita ora nelle edicole. Faticherete un po' a recuperarla, ma ne vale la pena.

Le tavole sono in bianco e nero, Claudio le ha cleanuppate (rifinite) direttamente a computer. A me piacciono molto, in alcuni casi erano proprio immaginate così, senza didascalie. More soon.


tav 10 - 11




tav 28-29





ovviamente tutto questo è © Disney/Pixar

mercoledì 1 ottobre 2008

Personale


Alcune cose di questo blog stanno per cambiare. Lo dico per i miei 19 lettori.
Diventerà un poco più mio e un poco meno generale. Che il bloggaggio se li mangia vivi i piccoli scrittori che come me sono incapaci di mostrare un imparziale distacco. In un momento in cui l'ordine monetario delle cose sta per venire meno e i pugni stretti, come dice Ausonia, vanno stretti ancora di più, be' io voglio esserci.
Domani inizio a lavorare su un progetto indipendente e autoprodotto. Non sarà un buon racconto coi fiocchi. Sarà roba mia.

È uno dei miei fumetti fotografici - qualcuno di voi ha visto le mostre che ho fatto con Atene, 14 Marzo 1997 - uno nuovo anche se la storia è nata molto tempo fa. Parla di una principessa. Aspettava il momento giusto. Ora, grazie soprattutto a questi anni in Disney, posso scriverlo, lo vedo. Tavola dopo tavola. La sensazione è strana, perché ho il motore che non si rompe più, che ha fatto un po' di giri in un po' di circuiti e la carrozzeria finalmente testata nella galleria del vento. Non sono nemmeno così giovane. Il problema sarà il pilota, è lui che si dovrà togliere il casco e ricominciare a rischiare grosso come non è più abituato a fare. Senza cinture.

Questo non significa che smetterò di scrivere Disney, no no. Oltre all'adattamento di Up c'è una storia di Paperino Paperotto che mi aspetta, forse un altro numero di Witch (a proposito ho appena finito il 95 e sarà strepitoso, molto steam punk, con i disegni di Alberto Zanon e le chine di Cristina). Il topo è pur sempre il topo e mi viene ancora voglia di scrivere storie, devo provarle tutte prima di smettere.


Presto nascerà anche un blog collettivo o qualcosa del genere in cui io, Giammaria Caschetto, Alessandro Minoggi e altri pubblicheremo le nostre cose. È un po' che ci penso, ne parlavo l'altra sera con g. Poi leggendo qua e là mi sono reso conto che è la cosa da fare. Perché ne vale la pena. Sempre e comunque, per far stare alzato fino alle 5 almeno uno di voi 19.

Laura, Atene, La Prima Donna sono solo alcuni dei fumetti che abbiamo già fatto. Me li tengo sempre sotto il naso, li guardo, li respiro. Posto un piccolo antipasto qui sotto, la prima pagina - introduttiva - di Laura, fumetto di 96 pagine scritto da me e disegnato da Gianmaria Caschetto.





Ci Siamo


In edicola trovate Topolino 2758 con due tavole autoconclusive di Wall.E scritte da me e disegnate da Antonello Dalena. Ovviamente hanno scartato la più bella. Vabbé.

In edicola troverete anche - questa è la notizia succosa - la mia graphic novel di Wall.E disegnata dal mio compagno di vacanza californiana Claudio Sciarrone.
Se avete voglia compratela, aspettate il 17 ottobre, guardatevi Wall.E al cinema e poi leggetela.
Farla uscire prima non ha davvero senso e rovina tutto, lo so. Perché parliamone, sono fierissimo del risultato - nonostante le dida che mi sono state aggiunte mi ha dato la possibilità di sperimentare alcune soluzioni mute che mi piacciono molto, e Claudio ha fatto un lavoro incredibile migliorando in più di una tavola la sceneggiatura - però il film è su un altro livello. Non ce n'è, è pur sempre un adattamento. E non mi chiamo Stanley né Alfred.

Se invece volete leggerlo subito sappiate che ci sono alcune cose diverse rispetto al lungometraggio, cambiate dalla Pixar all'ultimo momento quando già eravamo fuori tempo massimo.
Comunque appena la vedo in edicola con i miei occhi posto alcune tavole.


Buona lettura, io mi vado a rileggere la sceneggiatura di Up, il prossimo di cui devo fare la graphic novel, poi vi saprò dire.

giovedì 11 settembre 2008

Casa Dolce Casa (con un po' di liti familiari)


A questo indirizzo trovate la storia breve intitolata Casa Bad7 scritta da me medesimo e disegnata dall'impareggiabile Nicola Tosolini. Potete leggervela aggratis.
Sul numero in edicola (già già è uscito!) trovate anche un'altra mia storia lunga, insieme alle storie di Tito Faraci (applausi, prego) e Giorgio Salati (Giorgio se ci sei batti un colpo). Io dico che vale la pena comprarlo.

Ultima cosa.
Dovrei scrivere sui forum le risposte alle critiche, forse. Per ora non lo faccio, magari poi comincio. Non lo so, la verità è che è Disney e basta. L'unica cosa che tengo a dire - per tutti quelli che postano lì e non solo - è che PK ha veramente rotto. Basta. Pk era un capolavoro, lo so anch'io, quando ero al liceo aspettavo solo il momento in cui sarebbe uscito un numero nuovo. Peccato che NON fosse Topolino, non era pubblicato sul settimanale e non aveva gli stessi personaggi.
Quando ne parlano a proposito delle storie di Topolino, mie o di chiunque altro, mi piacerebbe questo, che si rendessero conto che è come paragonare una meringata al cioccolato e noccioline e un piatto di pasta al sugo della nonna. Non c'entrano niente.

(poi ci sarebbero da dire mille altre cose sulle possibilità di fare OGGI una cosa come Pk - più che sulla mancanza di idee -, ma sembrerebbero scuse agli occhi dei non addetti. Dico solo che Valentina De Poli sta provando a fare molto con Topolino per fargli raggiungere nuove vette di qualità e di questo almeno dovremmo essere tutti contenti)