giovedì 30 settembre 2010

Spari sulla Neve


Inception.
Io adoro Nolan. Non per tutto. Ma roba come The Prestige e The Dark Night l'ho amata tanto che gli fonderei una religione. E la prima parte di Inception, più o meno tutto Inception, è quasi così. Quasi però. A parte che mi sono rovinato tutto leggendo per settimane i post di gente che gridava al capolavoro, che si strappava i capelli inneggiando al film che salverà il cinema. Cioè, è un bel film, è molto meno stupido della media di film che la gente va a vedere e sono praticamente andati tutti a vederlo. Ma, sinceramente, davvero vi ha colpito così tanto?

Che devi lasciare andare, che quella cosa fottuta che ti lega anima e corpo al passato e condiziona tutto il tuo vivere non sia la tua ancora di salvezza ma il peso morto che ti trascina giù è un messaggio bellissimo. E lo sento, cazzo se lo sento. Come una lama nelle costole che mi sono infilzato da solo lanciandomi dalle scale. Così come sento i brividi ogni volta che Mal entra in scena. Una cattiva fantastica. Ma poi tutto va a puttane. Esclusi Mal e Dom gli altri personaggi sono solo macchiette - Ellen Page è un personaggio fondamentale, fa tutto, ci porta dentro i sogni e di lei non sappiamo niente, "vuoi venire a fare un lavoro illegale della madonna, sì grazie, ci sediamo su un lettino per una settimana, sì grazie, rischi la vita, sì grazie, ma cosa ti affligge? Gli altri lo sanno? Ti salvo io" ma andiamo cacchio! (per non parlare di Arthur che è l'unico di cui Dom si fida, ma anche di lui non sappiamo niente).

Ok, sono personaggi funzione, come il subconscio, sono il subconscio di Dom. Ci sta. Lo stanno salvando dal senso di colpa di Mal. Ma in questo caso la trama non mi sembra questa gran cosa difficile e originale che dicono tutti. Cioè, dopo 5 minuti sai come andrà a finire - dalla prima volta che si collega nel magazzino Dom non riesce più a far girare la sua trottola, da lì in poi il film scorre liscio e dritto come una freccia. Non c'è sorpresa. Questo non vuol dire che non sia un film scritto con i controcazzi, girato da dio e splendidamente montato. A tratti genio puro. Ma se questo è il film che deve salvare il cinema siamo messi molto, molto male.

Che poi. Mi pieghi i palazzi, mi fai vedere le scale impossibili, mi fai godere con una scena che continua a ruotare - e sei un cazzo di figo che mi alzerei a urlare a braccia aperte - e poi la scena d'azione clou me la metti in una landa innevata con gente che scia e spara all'indietro? E una valanga che George Lucas la faceva meglio (George Lucas degli ultimi 3 Star Wars non quello di un tempo)? Sul serio? James Bond ha fatto di meglio. Trent'anni fa. E anche Dove Osano le Aquile. Mi aspettavo di più, scusa. Preliminari indimenticabili, prima fase da sogno - che manco con Michelle Rodriguez - e poi un coito da schifo. E andiamo.

Vabbé la smetto. È un film molto bello. Sul serio. Geniale. Due ore e venti di esaltazione pura. E vado a rivederlo sicuro. E mi compro il dvd che magari dentro c'è la scena in cui si scopre che Michael Caine e Ellen Page stavano facendo sognare Leonardo di Caprio, era lui il loro soggetto. E l'idea del calcio mi fa esaltare come quando ero piccolo. Ma non è il capolavoro sconvolgente che alcuni dicono. Anzi, lo trovo tanto geniale quanto rassicurante. O forse sono io che mi aspettavo di più da uno che mi ha fatto ribaltare tutto quello che credevo del Joker cinematografico (e ci persi il cuore sul primo Joker, quello di Nicholson, quando avevo 11 anni) e che ha dato voce e volto alla mia vera anima di mago.

martedì 21 settembre 2010

Poi magari dopo (è la dura legge del gol)


Rabbia.
Tra le altre cose che faccio - che quest'anno sono state mille al giorno e migliaia di pagine ho scritto io quest'anno - sono la metà di uno studio editoriale/grafico. Si chiama Absink. Quello che facciamo è fare fascicoli, magazine e libricini per gente come Disney e DeAgostini e insomma roba così. E mi ci diverto. Perché ad esempio ora stiamo facendo dei libricini metà in inglese metà in italiano per i bambini e quando ci lavoro devo guardarmi i vecchi classici Disney o i nuovi film Pixar e sistemare il testo e ideare i giochi. Ed è una cosa bella, ci metto un po' di cuore, perché so che c'è una Bambina Grassa di Seymour là fuori che a quei libricini ci tiene e li aspetta. E poi mi pagano e siccome anche io devo magiarepagareilmutuocomprarelecose i soldi mi servono. Punto. E basta.

Dico di più, a volte è rinfrescante - molto diverso da dover scrivere una sceneggiatura che NON ne vuoi sapere e che quella sì rovina quello che sei, ti rovina il mezzo che hai, come montare il portapacchi carico su una ferrari. Si è mai visto? No. Non si è mai visto.
Quando prepariamo i progetti ci chiamano perché noi ci mettiamo l'anima. Non importa quanto sia piccolo o "venduto" noi ci mettiamo idee, le nostre idee, e le nostre notti insonni. Io lo faccio per la Bambina Grassa di prima e rompo le palle che manco Sheldon al povero Ale Minoggi che mi fa dà metà. E alla fine viene fuori una cosa che tutti restano a bocca aperta e che bello, il progetto più bello dell'anno.

Poi succede, immancabilmente, come oggi. Che mi chiamano e mi dicono: eh, allora, questo lo togliamo perché magari non ci danno l'approvazione e non vorrei che poi - questo no, perché è difficile da concepire - questo no perché noi di questo personaggio non possiamo sapere queste cose, le sanno gli autori non noi. E via così. Che posso pure capire, eh. Le logiche del mercato, di quello che sta più in alto. Per carità, pure loro devono pagare il mutuo etc. Non è quello. Sono io. Io che ascolto e poi dico: ok, poi magari dopo vediamo. Poi magari dopo un cazzo, non c'è un poi magari dopo. Mi fa arrabbiare. Mi fa arrabbiare perché in questo cavolo di Paese siamo sempre a questo punto. Provi un 10, magari addirittura un 11, e immancabilmente devi scendere a 3. Carrellata di libri, serie TV, film ed esseri umani d'Italia, please. E poi cominci a pensarlo. Le cose sono così e basta. Questo pensi. E lo accetti, te lo fai circolare nel sangue, te lo innesti nelle mani e nelle pause della giornata. Te lo mangi, e te lo fai piacere. Lo digerisci pure, diavolo. Questo è. E io non voglio. Sono una testa di cavolo. Non capisco mai come fare a trovare il modo. Il maledetto MODO. Zooey me lo ripete sempre e io insisto ad andare in giro con quel libro bianco e a rifiutare una santa zuppa di pollo fatta in casa. Non imparo mai. Mai.

giovedì 9 settembre 2010

Scrivilo tu che una volta eri capace


Rientrare è dura. Dalle vacanze dico.
Rimettere in sveglia il cervello, fargli riprendere il ritmo è davvero difficile per me. Mi succede da sempre. Come quando passo un periodo a leggere e non a scrivere e poi a scrivere non ci riesco subito e mi sento scemo. E lo stesso al contrario: fino a prima delle vacanze avevo scritto più che in tutti gli altri anni e mi sono sentito svuotato; così, per riempirmi, mi sono messo a leggere e ho fatto una fatica del diavolo. Ma Stephen King (quello della Zona Morta) ha aiutato.

E poi, stamattina, è successa una cosa.
Sono giorni che penso alle parole di Baricco (me le ha rilette Micol che mi tiene sempre sull'attenti quando mollo il colpo e mi aiuta a tagliare la torta di compleanno quando nessuno, nessuno dico, lo fa). E insomma penso al Saggio sull'Onestà Intellettuale. Che è questo:

1 Gli uomini hanno idee.
2 Gli uomini esprimono idee.
3 Gli uomini esprimono idee che non sono loro.
4 Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano un attimo. E sparano.
5 Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
6 L’onestà intellettuale e’ un ossimoro.

Ecco, questa cosa qui, queste parole qui mi fanno paura. Perché sono vere. Perché dopo averle scritte Baricco non è stato più lo stesso - è stato Senza Sangue ecco cosa è stato, perché anche alla fine dei Barnum ha detto che smetteva perché non aveva più quell'innocenza, quella voglia di urlare le cose. Io la voglia di urlare le cose ce l'ho ancora, ma sento, stamattina ho capito, che prima o poi non ce l'avrò più. E magari avrò la saggezza dei vecchi, di Clint e Cormac, ma non avrò più quella cosa che mi ha fatto scrivere il Fumetto e il Romanzo cui tengo di più - cose che fanno stare alzati fino alle 4 del mattino perché tutte le mie stelle erano visibili in cielo, cose che fanno stare irragionevolmente in guardia. Perché stamattina mi sono alzato e mi dovevo fare la doccia ed era una cosa stupida, ma mi sembrava che era una vita che stavo facendo quello, alzarmi e farmi la doccia, e ho avuto un brivido e ho avuto paura che le mie idee fossero diventate armi e so che un po' lo sono diventate e lo è diventata la mia vita pure (inevitabile lo so, ma bisogna combatterlo sempre, sempre) e mi sono imbestialito. L'Alessandro che si sedeva in ultima fila a lezione si è svegliato. E ha messo su Alanis Morissette, la prima, quella che urlava in faccia le cose, e ha letto Bakuman (grazie Adriano), e non vuole arrendersi e sa che manca poco, ma urlerà ancora, farà ancora stare alzati fino alle 4 e metterà ancora irragionevolmente in guardia. Senza mirare, che se miri fai centro solo per fortuna, come dice Seymour. E sorriderà dentro quando, come è successo qualche sera fa al concerto degli Arcade Fire, lo spingeranno ad andare avanti ai concerti, a non fermarsi dietro, a infilarsi fra la gente spingendo e passando e facendosi insultare (grazie tu). Quella cosa lì. Quella dannata cosa lì che è onestà, se ci pensate bene. Che è volere una cosa, qualsiasi cosa, più di quanto si abbia paura di essa.

Quindi questo.