lunedì 29 novembre 2010

State buoni, non alzatevi, abbiate speranza (ovvero Mario Monicelli e mia nonna)


La speranza è una cosa infame.

Così ha detto Mario Monicelli qualche tempo fa. E stasera, 29 novembre 2010, Mario Monicelli si è lanciato dal quinto piano dell'ospedale dove era ricoverato. Aveva 95 anni. Che è l'età esatta di mia nonna e se li metti insieme non sembra a una prima occhiata che abbiano un accidente in comune.

Cioè, Monicelli ha diretto film che hanno fatto la storia, I Soliti Ignoti, per esempio, L'Armata Brancaleone, La Grande Guerra, Amici Miei. E tanti, tanti altri. È stato una figura di spicco, come NON ce ne sono più, della cultura italiana.
Mia nonna ha fatto la mondina, poi ha incontrato mio nonno in via Torino, a Milano, si sono sposati e hanno fatto 3 figli. Ha portato la suocera a vivere con loro e ha fatto le pulizie per gente ricca fino a 70 anni suonati. Non è mai stata fascista né partigiana. Era una di quelle che ingrossano le file, sullo sfondo, nelle foto di una volta. Mia nonna non è mai andata in televisione a dire che siamo un popolo di codardi, abituati a essere dominati, non ha mai detto che dovremmo spazzare via un'intera generazione per salvarci. Anche se, probabilmente, la pensa allo stesso modo.
Mia nonna odia i miei capelli lunghi, dice che sono da femmina, odia i terroni, soprattutto dopo che il suo amante pugliese l'ha mollata due anni fa. Mia nonna è intollerante, un po' razzista e non sa scrivere altro che il suo nome. E le ci vuole un cinque minuti buoni per farlo. Quindi no, non è come Mario Monicelli. Eppure stasera mi è venuta in mente. Perché mia nonna, come Monicelli, credo si butterebbe dal quinto piano dell'ospedale se non avesse alternative. Che non è parlare di suicidio o malattia, non sto parlando di quello. Parlo di altro, se non lo capite sono spiacente per voi. A mia nonna fa schifo Berlusconi, tanto quanto il resto dei bastardi che fingono di governare e che quando si tratta di parlare di Italia o Popolo Italiano non si inglobano nel gruppo (ci avete mai fatto caso?). A mia nonna fanno schifo le meschinità. Fermi tutti, non dico che sia una santa. Mia nonna è una delle persone più rancorose e cattive (all'occorrenza) che conosco. Davvero. E sono anche molto propenso a credere che abbia qualche superpotere tremendo alla Rogue o alla Re delle Ombre. Quindi no, non sto dicendo che odia la meschinità perché è Madre Teresa di Calcutta. Anzi. Ma ha due palle che fumano come due ciminiere nella Londra della Rivoluzione Industriale.

E le fa schifo la meschinità, la bassezza, il compromesso del compromesso a tutti i costi. Il piegare la testa sempre e comunque. Lasciatemi almeno il mio tostapane, dicevano in Quinto Potere. Le fa schifo che non ci sia dignità, che fino alla fine, intesa come FINE, nessuno sia capace di alzarsi su quel tavolo quando il professor Keaton se ne va umiliato. O che nessuno si faccia sparare quando viene il momento di tradire la propria patria, nessuno (guardatevi la Grande Guerra -spoiler- ora). Questo le fa schifo. Che non ci siano esseri umani intorno a lei, ma ombre di esseri umani.

Mi metto nelle fila delle ombre, un po', che oggi mi è capitato di camminare fra loro, sedermi con loro, accettare i loro soldi e va bene così. Non sono un santo, proprio come mia nonna. Ma ogni tanto bisogna accendere la luce, gente. Ogni tanto ti devi buttare dal balcone e devi prendere in mano le redini della situazione. Basta cazzate. Basta perdere il cuore in cose che non lo meritano, per quanto scintillanti e piene di premi e ricompense sociali e monetarie e sessuali e tutto quello che volete. Basta dire sì se una cosa è stupida, anche se chi ce la dice è più vecchio di noi e ci paga per ascoltarla. Anche se fa male, basta.
Basta anche se non ne hai voglia. Nessuna voglia. Che guardare i cartoni animati è di gran lunga più piacevole. Credete che non lo sappia?

giovedì 21 ottobre 2010

Papà ti ammazza


"Dimmi una cosa che ti piace veramente,"
chiede la vecchia Phoebe a Holden.
Phoebe è la sorellina di Holden, è il suo genio, il suo saggio millenario di dieci anni che va a lezione di rutti e dà i consigli giusti, quelli che non vuoi sentire, ma sono gli unici che ti servono. E io una vecchia Phoebe la vorrei oggi.
Oggi che le cose non riesco a tenerle in piedi, che mi sento come quando costruivo con il lego astronavi che esistevano solo nella mia testa: mi mancavano i pezzi e mettevo quelli che trovavo e alla fine facevo l'astronave che volevo ma era brutta, con i colori assurdi - sempre il rosso che ne avevo migliaia di mattoncini rossi e invece di blu o verdi pochissimi e nero nessuno, mai.

Ma penso che non sono l'unico. Penso che c'è un bel casino in giro se ogni film in sala, o quasi, è un remake o un seguito o un dannato rifacimento di un rifacimento (pesco dal mazzo: stanno per fare il prequel di ALIEN e degli X-MEN, il remake del CALABRONE VERDE, del CORVO e di HELLRAISER, un nuovo SUPERMAN, TWILIGHT ZONE, CARS 2, MONSTERS & CO. 2, IL GRANDE GATSBY e un maledetto SCREAM 4), se cerchiamo così disperatamente quel maestro che non c'è, quello che ci dia la spinta e si levi dalle palle, quello che ci lasci il SUO posto, insegnandoci come fare prima di sparire. Che poi faremmo solo di testa nostra, ma almeno avremmo un inizio, una base. Se penso a TRON: LEGACY che deve ancora uscire (ma per lavoro ho già scoperto) o a quello schifo immane che è stato l'ultimo INDIANA JONES quello che mi viene in mente è che forse siamo alla disperata ricerca di un'autorizzazione, di un'autentica. Come se non credessimo di potercela fare da soli, come se avessimo bisogno del loro avallo per esistere. E se mi guardo intorno e leggo i libri (qualcuno ha detto vampiri?) che vengono pubblicati o i fumetti, la senzazione generale (che è generalizzata lo so, scusate, oggi non bado alle eccezioni) è che manchi davvero a tutti questa figura. Che è la statua, il passato da abbattere, la persona cui rubare il piedistallo, il libro magico, la combinazione della cassaforte; solo che adesso non c'è, non si vede, è sparita. E confusa.

Per un progetto speciale, enorme, che mi ha tolto il sonno per un anno intero e che non è ancora FINITO mi è capitato di cercarli questi maestri e di non trovarli, quindi lo dico perché mi è successo. Resti lì stranito. A mani vuote e carico di rabbia perché le tue aspettative sono sfumate in un nulla fatto di soldi, tempo, egoismo, fama e povertà di luce (di quella luce laica che riempie gli stadi e muove gli esseri umani un passo avanti). Sono tutti così banali. Sono tutti così scontati. E allora scrivi una storia che non è la storia che volevi raccontare, è un vuoto, tranquillizzante seguito di qualcos'altro, che vende, che assopisce e rasserena. E pensi che così possa andare, che magari così papà ti nota alla fine, e viene a farti la cara e a lasciarti le chiavi della macchina.

Ma non funziona. Non funziona nel cinema, nel fumetto, nei libri e nemmeno nella politica. Se i maestri non ci sono, allora bisogna fare da soli (e credo che sia ora, gente). Che fa paura e fa freddo. Che non ci sono strade battute per di là, ma solo sentieri pericolosi dove ti puoi perdere. Ma non hai scelta. È il tuo turno di costruire la piramide, non importa se l'hai progettata sferica e nessuno ti ha detto che si poteva fare. Non fa niente. Fallo e basta.
Oppure passi dalla vecchia Phoebe e ascolti qualcuno che viene da un'altra direzione, un maestro che ha la metà dei tuoi anni e una saggezza inspiegabile. Se fai così, allora va bene lo stesso, io penso. Il problema è trovarla una come Phoebe.


(Poi, detto fuori dai denti, io non capisco perché tutti i "figli di" dell'immaginario collettivo narrativo debbano essere maschi bianchi di 20/30 anni destinati a seguire la strada paterna. Voglio dire perché il figlio di Indiana Jones non poteva essere un'insopportabile secchiona che non vuole uscire dal suo laboratorio, una più simile al nonno? Perché il figlio di Kevin Flynn non poteva essere uno che odia i videogiochi e non sa andare in moto come Valentino Rossi? Perché il figlio di Bossi non poteva essere intelligente?
Come? Dici che lui è reale? Vuoi dire che... oddio. No, non può essere.)

giovedì 30 settembre 2010

Spari sulla Neve


Inception.
Io adoro Nolan. Non per tutto. Ma roba come The Prestige e The Dark Night l'ho amata tanto che gli fonderei una religione. E la prima parte di Inception, più o meno tutto Inception, è quasi così. Quasi però. A parte che mi sono rovinato tutto leggendo per settimane i post di gente che gridava al capolavoro, che si strappava i capelli inneggiando al film che salverà il cinema. Cioè, è un bel film, è molto meno stupido della media di film che la gente va a vedere e sono praticamente andati tutti a vederlo. Ma, sinceramente, davvero vi ha colpito così tanto?

Che devi lasciare andare, che quella cosa fottuta che ti lega anima e corpo al passato e condiziona tutto il tuo vivere non sia la tua ancora di salvezza ma il peso morto che ti trascina giù è un messaggio bellissimo. E lo sento, cazzo se lo sento. Come una lama nelle costole che mi sono infilzato da solo lanciandomi dalle scale. Così come sento i brividi ogni volta che Mal entra in scena. Una cattiva fantastica. Ma poi tutto va a puttane. Esclusi Mal e Dom gli altri personaggi sono solo macchiette - Ellen Page è un personaggio fondamentale, fa tutto, ci porta dentro i sogni e di lei non sappiamo niente, "vuoi venire a fare un lavoro illegale della madonna, sì grazie, ci sediamo su un lettino per una settimana, sì grazie, rischi la vita, sì grazie, ma cosa ti affligge? Gli altri lo sanno? Ti salvo io" ma andiamo cacchio! (per non parlare di Arthur che è l'unico di cui Dom si fida, ma anche di lui non sappiamo niente).

Ok, sono personaggi funzione, come il subconscio, sono il subconscio di Dom. Ci sta. Lo stanno salvando dal senso di colpa di Mal. Ma in questo caso la trama non mi sembra questa gran cosa difficile e originale che dicono tutti. Cioè, dopo 5 minuti sai come andrà a finire - dalla prima volta che si collega nel magazzino Dom non riesce più a far girare la sua trottola, da lì in poi il film scorre liscio e dritto come una freccia. Non c'è sorpresa. Questo non vuol dire che non sia un film scritto con i controcazzi, girato da dio e splendidamente montato. A tratti genio puro. Ma se questo è il film che deve salvare il cinema siamo messi molto, molto male.

Che poi. Mi pieghi i palazzi, mi fai vedere le scale impossibili, mi fai godere con una scena che continua a ruotare - e sei un cazzo di figo che mi alzerei a urlare a braccia aperte - e poi la scena d'azione clou me la metti in una landa innevata con gente che scia e spara all'indietro? E una valanga che George Lucas la faceva meglio (George Lucas degli ultimi 3 Star Wars non quello di un tempo)? Sul serio? James Bond ha fatto di meglio. Trent'anni fa. E anche Dove Osano le Aquile. Mi aspettavo di più, scusa. Preliminari indimenticabili, prima fase da sogno - che manco con Michelle Rodriguez - e poi un coito da schifo. E andiamo.

Vabbé la smetto. È un film molto bello. Sul serio. Geniale. Due ore e venti di esaltazione pura. E vado a rivederlo sicuro. E mi compro il dvd che magari dentro c'è la scena in cui si scopre che Michael Caine e Ellen Page stavano facendo sognare Leonardo di Caprio, era lui il loro soggetto. E l'idea del calcio mi fa esaltare come quando ero piccolo. Ma non è il capolavoro sconvolgente che alcuni dicono. Anzi, lo trovo tanto geniale quanto rassicurante. O forse sono io che mi aspettavo di più da uno che mi ha fatto ribaltare tutto quello che credevo del Joker cinematografico (e ci persi il cuore sul primo Joker, quello di Nicholson, quando avevo 11 anni) e che ha dato voce e volto alla mia vera anima di mago.

martedì 21 settembre 2010

Poi magari dopo (è la dura legge del gol)


Rabbia.
Tra le altre cose che faccio - che quest'anno sono state mille al giorno e migliaia di pagine ho scritto io quest'anno - sono la metà di uno studio editoriale/grafico. Si chiama Absink. Quello che facciamo è fare fascicoli, magazine e libricini per gente come Disney e DeAgostini e insomma roba così. E mi ci diverto. Perché ad esempio ora stiamo facendo dei libricini metà in inglese metà in italiano per i bambini e quando ci lavoro devo guardarmi i vecchi classici Disney o i nuovi film Pixar e sistemare il testo e ideare i giochi. Ed è una cosa bella, ci metto un po' di cuore, perché so che c'è una Bambina Grassa di Seymour là fuori che a quei libricini ci tiene e li aspetta. E poi mi pagano e siccome anche io devo magiarepagareilmutuocomprarelecose i soldi mi servono. Punto. E basta.

Dico di più, a volte è rinfrescante - molto diverso da dover scrivere una sceneggiatura che NON ne vuoi sapere e che quella sì rovina quello che sei, ti rovina il mezzo che hai, come montare il portapacchi carico su una ferrari. Si è mai visto? No. Non si è mai visto.
Quando prepariamo i progetti ci chiamano perché noi ci mettiamo l'anima. Non importa quanto sia piccolo o "venduto" noi ci mettiamo idee, le nostre idee, e le nostre notti insonni. Io lo faccio per la Bambina Grassa di prima e rompo le palle che manco Sheldon al povero Ale Minoggi che mi fa dà metà. E alla fine viene fuori una cosa che tutti restano a bocca aperta e che bello, il progetto più bello dell'anno.

Poi succede, immancabilmente, come oggi. Che mi chiamano e mi dicono: eh, allora, questo lo togliamo perché magari non ci danno l'approvazione e non vorrei che poi - questo no, perché è difficile da concepire - questo no perché noi di questo personaggio non possiamo sapere queste cose, le sanno gli autori non noi. E via così. Che posso pure capire, eh. Le logiche del mercato, di quello che sta più in alto. Per carità, pure loro devono pagare il mutuo etc. Non è quello. Sono io. Io che ascolto e poi dico: ok, poi magari dopo vediamo. Poi magari dopo un cazzo, non c'è un poi magari dopo. Mi fa arrabbiare. Mi fa arrabbiare perché in questo cavolo di Paese siamo sempre a questo punto. Provi un 10, magari addirittura un 11, e immancabilmente devi scendere a 3. Carrellata di libri, serie TV, film ed esseri umani d'Italia, please. E poi cominci a pensarlo. Le cose sono così e basta. Questo pensi. E lo accetti, te lo fai circolare nel sangue, te lo innesti nelle mani e nelle pause della giornata. Te lo mangi, e te lo fai piacere. Lo digerisci pure, diavolo. Questo è. E io non voglio. Sono una testa di cavolo. Non capisco mai come fare a trovare il modo. Il maledetto MODO. Zooey me lo ripete sempre e io insisto ad andare in giro con quel libro bianco e a rifiutare una santa zuppa di pollo fatta in casa. Non imparo mai. Mai.

giovedì 9 settembre 2010

Scrivilo tu che una volta eri capace


Rientrare è dura. Dalle vacanze dico.
Rimettere in sveglia il cervello, fargli riprendere il ritmo è davvero difficile per me. Mi succede da sempre. Come quando passo un periodo a leggere e non a scrivere e poi a scrivere non ci riesco subito e mi sento scemo. E lo stesso al contrario: fino a prima delle vacanze avevo scritto più che in tutti gli altri anni e mi sono sentito svuotato; così, per riempirmi, mi sono messo a leggere e ho fatto una fatica del diavolo. Ma Stephen King (quello della Zona Morta) ha aiutato.

E poi, stamattina, è successa una cosa.
Sono giorni che penso alle parole di Baricco (me le ha rilette Micol che mi tiene sempre sull'attenti quando mollo il colpo e mi aiuta a tagliare la torta di compleanno quando nessuno, nessuno dico, lo fa). E insomma penso al Saggio sull'Onestà Intellettuale. Che è questo:

1 Gli uomini hanno idee.
2 Gli uomini esprimono idee.
3 Gli uomini esprimono idee che non sono loro.
4 Le idee, una volta espresse e dunque sottoposte alla pressione di un pubblico, diventano oggetti artificiali privi di un reale rapporto con la loro origine. Gli uomini le affinano con tale ingegno da renderle micidiali. Col tempo scoprono di poterle usare come armi. Non ci pensano un attimo. E sparano.
5 Gli uomini usano le idee come armi, e in questo gesto se ne allontanano per sempre.
6 L’onestà intellettuale e’ un ossimoro.

Ecco, questa cosa qui, queste parole qui mi fanno paura. Perché sono vere. Perché dopo averle scritte Baricco non è stato più lo stesso - è stato Senza Sangue ecco cosa è stato, perché anche alla fine dei Barnum ha detto che smetteva perché non aveva più quell'innocenza, quella voglia di urlare le cose. Io la voglia di urlare le cose ce l'ho ancora, ma sento, stamattina ho capito, che prima o poi non ce l'avrò più. E magari avrò la saggezza dei vecchi, di Clint e Cormac, ma non avrò più quella cosa che mi ha fatto scrivere il Fumetto e il Romanzo cui tengo di più - cose che fanno stare alzati fino alle 4 del mattino perché tutte le mie stelle erano visibili in cielo, cose che fanno stare irragionevolmente in guardia. Perché stamattina mi sono alzato e mi dovevo fare la doccia ed era una cosa stupida, ma mi sembrava che era una vita che stavo facendo quello, alzarmi e farmi la doccia, e ho avuto un brivido e ho avuto paura che le mie idee fossero diventate armi e so che un po' lo sono diventate e lo è diventata la mia vita pure (inevitabile lo so, ma bisogna combatterlo sempre, sempre) e mi sono imbestialito. L'Alessandro che si sedeva in ultima fila a lezione si è svegliato. E ha messo su Alanis Morissette, la prima, quella che urlava in faccia le cose, e ha letto Bakuman (grazie Adriano), e non vuole arrendersi e sa che manca poco, ma urlerà ancora, farà ancora stare alzati fino alle 4 e metterà ancora irragionevolmente in guardia. Senza mirare, che se miri fai centro solo per fortuna, come dice Seymour. E sorriderà dentro quando, come è successo qualche sera fa al concerto degli Arcade Fire, lo spingeranno ad andare avanti ai concerti, a non fermarsi dietro, a infilarsi fra la gente spingendo e passando e facendosi insultare (grazie tu). Quella cosa lì. Quella dannata cosa lì che è onestà, se ci pensate bene. Che è volere una cosa, qualsiasi cosa, più di quanto si abbia paura di essa.

Quindi questo.

domenica 22 agosto 2010

presto


Torno a postare, presto.
Per ora, nel caldo di Milano, nella ricerca delle dita che non trovano più i tasti con la facilità di prima, che non pestano abbastanza forte quei tasti quando li trovano a fatica - ecco, per ora metto qui questo. Che mi scorre dentro tutte le volte che lo leggo come fosse roba geneticamente mia. Come un appunto, come per cominciare di nuovo, ma meglio di prima.

"Appena hai cominciato a leggere mi sono innervosito. Mi pareva di sentire l'inizio di quello che il tuo arci-nemico Bob B. chiamerebbe un buon racconto coi fiocchi. Non ti pare che lo giudicherebbe un passo nella direzione giusta? E non ti preoccupa? anche quel che c'è di divertente nella donna del camion non ha l'aria di quello che per te è divertente. Mi dà piuttosto l'idea di qualcosa che tu credi che tutti gli altri considerino spiritoso. Mi sento imbrogliato. Ti arrabbi? Puoi sempre obiettare che la parentela mi impedisce di giudicare imparzialmente. Difatti mi preoccupa. Ma io sono anche un lettore qualunque. Sei uno scrittore o soltanto uno scrittore di buoni racconti coi fiocchi? Da te non sono buoni racconti coi fiocchi che aspetto. Voglio roba tua."

A parte che negli ultimi anni ho conosciuto più Bob B. che in tutta la mia vita, a parte questo.
J.D., io spero che non comincino a saltar fuori tuoi racconti inediti, haiku, poesie romanzi persino, appunti o altre cose. Spero che non ci sia la mamma di Jeff Buckley a rovistare nei cassetti di casa tua ora. Lo spero ardentemente.

martedì 8 giugno 2010

l'epoca della quantità, del gretto immediato


01:49

Viale Monza.
Litigio. Sì, lo so. Vuoi che te lo ripeta? Hai ragione. Come sempre. Come fa paura che tu abbia sempre ragione su di me. E continuo a non dormire per le ragioni sbagliate, a non prendere l'unica decisione che dovrei prendere, a chiedere le cose facili che non dovrei chiedere.

Via Venini.
Ci sono solo i Latin Kings che bevono l'ultima birra mentre un kebabbaro chiacchiera sulla soglia con uno e mi guarda passare. Passo attraverso una nuvola di acqua, credo sia acqua per lo meno, che stanno spruzzando per pulire le strade.

Caiazzo.
A momenti mi faccio tirare sotto, inchiodo in mezzo alla piazza. Poi passo. Si sente rumore di ferraglia sul pavé. Sono io. Cioè, è la mia bici. Argento Girardengo con il copri catena che risuona da robivecchi. Era di mia madre, credo l'abbia vinta coi punti della stirella tanti anni fa.

Via Settembrini.
Ci sono un sacco di tram e autobus e taxi in giro qui. Taglio in contromano in piazza Cincinnato, che è un nome bellissimo se uno ci pensa bene.

Via San Gregorio.
Dove c'è una chiesa che guarda un palazzo, anche di notte, e dal basso sembra New York con i piccioni bianchi, i malefici piccioni bianchi.

Corso Buenos Aires.
Qualcuno urla, ma viene da una macchina grigia. Passo tutti i rossi che riesco a prendere. Un camion della nettezza urbana quasi mi prende. Hanno la guida a destra, l'avevate mai notato?

Corso Venezia.
I Bastioni, la coppia di miliari con la camionetta e il dito sul grilletto dei fucili. qualcuno, non tanto tempo fa mi ha detto che non è normale che siano per le strade. Poi il parco, che scorre accanto. Penso che dovremmo andarci a vedere la mostra delle piante carnivore, che poi non so se la vita normale è quello. Andare a vedere le piante carnivore.
C'è una strana cosa nel palazzo all'inizio della via. Una specie di attico al centro del tetto, sembra un pezzo di Metropolis. Non lo avevo mai notato prima.

San Babila.
Anche questo è un nome che mi piace un sacco. Babila. Come Babil Junior o come Babila di Dragon Ball. In uno schermo esplodono cose azzurre.

Corso Vittorio Emanuele.
Alla mattina si evitano i turisti e i poliziotti, alla sera ci sono solo quelli delle pulizie, o meglio ci sono le camionette parcheggiate a lato. Di loro ne resta solo uno che mi lancia addosso lo sporco, mi mira proprio.

Piazza Duomo.
Alto e lì da tanto tempo che io conto poco qui sotto. Le vetrine della Rinascente sono tutte aperte, sollevate. Dentro ognuna c'è gente che lavora. Non lo sapevo che lo facevano di notte di allestirle.
Piazza Duomo è deserta. Sono in piazza Duomo ed è vuota. Nella galleria c'è solo uno che cammina nel lucido, devono aver appena pulito. Poi una coppietta mi rovina tutto. Piazza Duomo non è più deserta. Siamo rimasti in Duomo tutta la notte, a parlare, io e te. Suona romantico, mi sa. Domani o fra un po' glielo dirà.

Via Torino.
Viaggio sul marciapiede, c'è solo un pazzo qui che non mi vede.

Le Colonne.
Ecco. Arrivi qui che sono le due e un quarto del mattino di un lunedì qualsiasi su questa Terra. E ci sono ancora un sacco di ragazzi, che suonano Battisti/Mogol con la chitarra, che bevono e fumano. Che hanno tolto le transenne e se ne stanno seduti sulle pietre di quel tizio che ce le ha messe centinaia di anni fa. Fa bene una cosa così.
Il maifesto della diesel, invece, fa schifo e non ha senso.

Corso di Porta Ticinese.
Tre idioti con cane, pelati e con indosso tute che farebbero inorridire un barese mi tagliano la strada. Fanno un verso con la bocca, come i bulli a scuola. Se non mi fermassi di colpo credo che si farebbero più male le loro pelli abbronzate, le loro scarpe e tute pagate da mamma e papà che la mia bici di metallo pesante della stirella.
Fanno passare la voglia, certe volte. Il cane, poverino, mi stava pure simpatico.

Porta Ticinese.
Rosso. Qui ci sono altre bici. E gente ancora nei locali dei bastioni.

Corso Ascanio Sforza.
Non c'è più nessuno sul Naviglio tamarro. Solo i locali sudamericani con le tizie fuori a ridere anche da sole e un tizio che piscia sul muro.
La chiusa dei navigli con l'acqua che turbina e ti dice che non c'è una risposta, la devi inventare tu. Tutte le volte.

Via della Chiesa Rossa.
In discesa col verde. Non c'è nessuno, come in piazza Duomo ma senza la coppietta. L'acqua è stranamente azzurra stanotte quando arrivo a destinazione. Piano. Chiavi, ascensore e poi niente. Sono tornato a casa. Che altro devo dire?

2:32

giovedì 1 aprile 2010

Vedi Napoli e poi...


Al prossimo Napoli Comicon uscirà il numero 8 di MONO.
Che è una rivista che viene voglia di leggere. C'è narrativa, c'è narrativa a fumetti e ci sono illustrazioni là dentro. Da qualche parte ci sarà anche un mio racconto. Che si chiama 1,2,3 Stella.

Questo è l'inizio:

«Volete conoscere la mia Perla?»

Lo disse una voce che veniva da un altro posto. Uno così lontano che forse non esisteva nemmeno, dove tre come noi sarebbero stati fatti a pezzi in un batter d’occhio. Ma non avevamo scelta. E annuimmo.


Per il resto sto lavorando, troppo, sto dormendo, poco. E pianifico il riscatto. Che come dice Monicelli è una cosa che costa cara.

Due cose che mi stanno girando in testa in queste ore:


e questa:


che solo apparentemente non c'entrano nulla.
Ah, la fine ricomincia. A prestissimo gente.

venerdì 12 marzo 2010

I believe


Io credo, a volte, che è meglio la maledizione di Ed Wood. Che fai le cose col cuore e vengono una schifezza e non te le produce nessuno e te ne vai sotto la pioggia, insieme all'amore della tua vita, con un maglione d'angora addosso.
Piuttosto, invece, che la maledizione di Tim. Che è quella di molti. Che fai le cose per i soldi e vengono una schifezza e tutti lo vanno a vedere e ti stringono la mano e dicono bravo. Ecco, non credo di volerla questa maledizione. Alice in Wonderland è un film vergognoso. Perché non ha nemmeno una briciola di emozione, perché persino Johnny Depp non capisce cosa sta facendo. Perché il Pianeta delle Scimmie era scritto meglio e girato meglio.
Insomma non mi è piaciuto. Soprattutto perché non è Alice, nel senso che non è - nemmeno nell'ambito dei seguiti - un'accettabile versione di Alice. Non c'è niente di quella totale, irreprensibile follia che contraddistingueva i libri di Carroll o il primo film Disney se è per questo. Quella follia che ti diceva che il mondo è così assurdo che non lo puoi controllare. Nel bene e nel male.

Poi, io ho scritto l'adattamento a fumetti per la Disney. E mi è piaciuto. Da morire. Principalmente perché ho tolto un sacco di cose che non tornavano per motivi di spazio e alla fine mi sembra sia venuto un lavoro bellissimo.

Poi perché i disegni di Max Narciso sono semplicemente splendidi. Geniali. E io ho sempre voluto lavorare con lui su un progetto. Finalmente ci sono riuscito. Godetevi ogni sfumatura, ogni ombra, ogni silhouette. Se le guardate bene scoprite che si muovono sotto i vostri occhi. Qui vi metto una tavola in clean-up (che trovate anche nel making of fatto dal mio studio).





Poi perché Tim Burton in persona ha letto la mia sceneggiatura e l'ha approvata. E io Tim Burton, nonostante Alice, La Sposa Cadavere, La Fabbrica di Cioccolato e soprattutto nonostante Sweeny Todd (un sacco di nonostante), lo amo profondamente. Lo venero. Per Edward, per Nightmare, per Batman (1 e 2), per Big Fish che mi fa piangere e per Beetlejuice. Prendetemi in giro, ma è come una donna che ti tradisce e ti ruba i soldi per drogarsi e tratta di merda però sai che una volta ti ha salvato la vita. Tu la lasci la donna, ma per te resta la persona più importante del mondo. Ecco. Tim Burton ora naufraga nel mare dello stupido ma ha toccato il cuore delle cose un tempo.

E poi. In fondo. Io credo che si possa, nonostante tutto, avere speranza. Lottare per recuperare l'irrecuperabile. Il cuore di Tim Burton e il senso di questo Paese. Un pezzo alla volta, come le formichine.
(comunque vaffanculo)

giovedì 18 febbraio 2010

come dice lui


Vergine (23 agosto - 22 settembre)

Stai affaticando così tanto la tua psiche che se ti guardo sento io il bisogno di riposarmi. Perciò non voglio incoraggiarti a seguire la tua inclinazione a fare sempre il tuo dovere fino allo sfinimento. E, anche se ammiro il tuo perfezionismo, non voglio spingerti a seguire questa tua tendenza. È con grande sollievo, quindi, che ti consiglio di prenderti una settimana di vacanza dai comportamenti appena descritti. Prova a fare degli esperimenti giocosi e cao­tici, che al momento sono più consoni alle tue necessità. Cerca di esplorare senza scopo e di improvvisare a ruota libera.

dal genio

giovedì 28 gennaio 2010

Unicorno Striato di Blu


-Ehi, come stai?
-Ho sentito alla radio una notizia e pensavo di chiamarti.
-Quale notizia?
-È morto J.D. Salinger.
-Ah. Allora è vero.
-Lo sapevi già?
-Un amico... su Facebook... prima... ma non... non pensavo fosse vero.
-Mi sa di sì. Non c'è su Repubblica online?
-Sì. Adesso c'è. Cazzo.
-Mi dispiace, ale, non volevo darti la notizia io.
-Scusa... scusa... ci sentiamo dopo...


Ecco.
E adesso?

È morto J.D. Salinger. E anche se suona stupido e infantile e da bambini, non me ne frega un cazzo di niente. Mi sembra che il mondo sia un posto più freddo. Lui non c'era già da anni per il mondo, ma sapere che era vivo, da qualche parte, a scrivere nella sua piccola stanza e a lottare contro l'imbecillità umana mi faceva star bene.



A te. Che hai scoperchiato il tetto della mia casa, che hai disegnato con le dita la forma di quello che sono e faccio, nella cenere delle sigarette. A te. Che non posso più lanciarti una pietra. Che sei il libro bianco del mio libro, che hai condannato Cecilia e salvato Laura. A te. Che non mi stanco mai di leggere. A te che mi hai mostrato la signora Grassa con la radio accesa e le vene grosse alle gambe. E tanto basta.

Ti auguro di aver avuto la risposta giusta alle domande della fine. Seguivi le tue stelle quando scrivevi? Ci stavi mettendo tutto il cuore?

grazie di tutto
buonanotte

ah, giusto:

"Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti"

lunedì 25 gennaio 2010

Assente Giustificato


Sono sveglio da più o meno 36 ore.
Ho lavorato tutta notte - ma vale per tutti i mesi passati - per consegnare il numero Zero di qualcosa di nuovo. Che non abbiamo idea di come andrà o se si farà. Ma ci proviamo, cazzo.

In tutto questo non ho visto Avatar anche se avrei voluto, non mi sono aggiornato sulla politica, sui morti di Haiti, sulle cazzate a raffica dei finti maestri del nostro secolo e ho perso il controllo sul resto della mia vita - riducendolo a un puro pensiero encefalo-cellulare, invece che a un fatto-materiale.
Ma tutto scorre, anyway.


Comunque:

- Ho scoperto di essere capace di fare cose che non pensavo di saper fare. E ha a che fare con questo post e scrivere le cose non le parole delle cose. Non ho la minima intenzione di rallentare la corsa.

- Ho scoperto che l'orgoglio è una brutta bestia, ma l'insicurezza è peggio. E mi sono ritrovato a confrontarmi con l'orgoglio ferito e l'insicurezza arrabbiata di gente di 40/50 anni che dovrebbe imparare a crescere ma non dovrei essere io a dirglielo. Io dovrei essere quello immaturo.

- Ho scoperto che se stai costruendo qualcosa non è dalla cosa che devi dipendere. Cioè che te ne puoi anche andare dalla cosa magari, ma quello che stavi facendo, il fare per fare non per il risultato, ecco quello sei tu. Che di cose ne puoi costruire a migliaia se resti saldo su quel fare.

More Soon
Per intanto voglio dire grazie a quelli che sono stati con me in questa cosa, che hanno sudato parole e immagini. AleM. Micolina. Nebo. RRobe & Ottokin. Makkox. Diegozilla. Fredi. Paola. Alan D.. Nicolai. Adriano. Enrica, Sabrina, Julia e Massimiliano. E Fabio che mi ha fatto scoprire un posto nel mio fare che non sapevo esserci.