domenica 31 maggio 2009

Up Up Up in the Sky!


È uscito.
Qui trovate le prime recensioni. È un film strano, che ti fa piangere all'inizio invece che alla fine. Ma non è di questo che volevo parlare.
Nel mio piccolo anche io ho fatto parte di questa cosa. Con la graphic novel (disegnata dai bravissimi Emilio Urbano e Luca Usai) che ho adattato per il Global Publishing della Disney Italia.

È sempre complicato e bellissimo lavorare in contemporanea alla produzione, leggersi la sceneggiatura quando ancora non ci sono immagini e sai che ti cambiaranno un sacco di scene in corsa; andare in Pixar a febbraio, nell'ufficio di Kat, e guardare il film con pezzi di storyboard e 3D non renderizzati; prendere appunti e commuoversi insieme a Chris perché non hai scelta è così che ti prende; andare a pranzo e rendersi conto che l'ideale esiste, che un posto che dici tanto non esiste – per evitare di renderti veramente conto di come stanno le cose qui da te, o, dio non voglia, cercare di cambiarle – be' un posto così lo hanno messo in piedi davvero. Con la stanza dei cereali, con la palestra, la piscina e il campo da beach volley per le pause pranzo. Con proiezioni dei film migliori in circolazione cui tutti sono invitati, con registi come Hayao Miyazaki e Michel Ocelot che vengono a fare incontri, ci puoi parlare delle storie e capire come si fa a farle bene, come nessuno le ha mai fatte prima. E siccome un posto così c'è, io l'ho visto, c'è pure il caso che noi si riesca a cambiare questo di posto, dove viviamo noi. Che sia la tua casa, il tuo posto di lavoro o l'Italia intera.

Qui sotto una piccola preview delle prime due tavole del fumetto (layout e clean-up + colore) che troverete in edicola presto.


8 commenti:

dyingmoon ha detto...

Bravo Musetto, sono fiera.

Gianmaria Caschetto ha detto...

Immagino che tu abbia già visto questo materiale, ma ti posto comunque il link...

http://louromano.blogspot.com/2009/05/art-of-up_3697.html

Giorgio Salati ha detto...

cambiare l'Italia? ahahah!

Ne conosco una bella anch'io: ci sono un tedesco, un inglese e un italiano che...

Giorgio Salati ha detto...

a parte gli scherzi, figata! Il film dev'essere molto bello, e una bella esperienza anche lavorarci da autore. Bella lì!


P.S.: farsi spiegare da Miyazaki come fare bene una storia? Mah...

Unknown ha detto...

@dying: thanks, musetta.

@g.: fantastico, non avevo mica tutta quella roba. è un fottuto genio. sai che l'ho incontrato per caso in una libreria di SF?

@j.: ne so una anche io, c'è un pedofilo con una minorenne che... nah, non fa più ridere ormai!
(perché mah su Miyazaki?)

Giorgio Salati ha detto...

boh, a me piacciono molto le atmosfere che sa creare, ma quanto a narrazione, per quel poco che ho visto di suo, mi sembra che alle volte non si capisca dove voglia andare a parare. Mi son detto che forse è semplicemente lo stile narrativo giapponese ad essere diverso, ma la questione non cambia più di tanto. Se il sushi non mi piace, a poco serve dire che è un'altra cultura gastronomica. Fatto sta che a me il wasabi fa vomitare.

Unknown ha detto...

Non so di quali film parli. Se intendi Il Castello Errante di Howl sono d'accordo con te (Ponyo purtroppo non l'ho ancora visto). Ma in quanto alla Principessa Mononoke o a Nausicaa, o al Castello di Cagliostro o a Totoro non credo che si possa fare a meno di essere colpiti non solo dall'atmosfera, ma anche dalla storia che racconta. Dalle emozioni che la trama veicola. Certo non ha la struttura occidentale, ma questo non significa nulla.

Poi a me il sushi piace un casino, quindi. :)

Gianmaria Caschetto ha detto...

Io purz adori il sushi e trovo che Miyazaki lo trovo abbastanza accessibile, anche a un pubblico occidentale.

Oltretutto, a differenza di molto materiale giapponese (parlo più delle serie che non dei lungometraggi) nei suoi film i personaggi si sviluppano anziché restare sostanzialmente gli stessi per tutto il corso delle rispattive saghe, a dimostrazione che il regista giapponese conosce bene la struttura classica dei racconti.

Il ritmo però non é occidentale, questo è vero (con l'eccezione di Cagliostro forse).