giovedì 21 ottobre 2010

Papà ti ammazza


"Dimmi una cosa che ti piace veramente,"
chiede la vecchia Phoebe a Holden.
Phoebe è la sorellina di Holden, è il suo genio, il suo saggio millenario di dieci anni che va a lezione di rutti e dà i consigli giusti, quelli che non vuoi sentire, ma sono gli unici che ti servono. E io una vecchia Phoebe la vorrei oggi.
Oggi che le cose non riesco a tenerle in piedi, che mi sento come quando costruivo con il lego astronavi che esistevano solo nella mia testa: mi mancavano i pezzi e mettevo quelli che trovavo e alla fine facevo l'astronave che volevo ma era brutta, con i colori assurdi - sempre il rosso che ne avevo migliaia di mattoncini rossi e invece di blu o verdi pochissimi e nero nessuno, mai.

Ma penso che non sono l'unico. Penso che c'è un bel casino in giro se ogni film in sala, o quasi, è un remake o un seguito o un dannato rifacimento di un rifacimento (pesco dal mazzo: stanno per fare il prequel di ALIEN e degli X-MEN, il remake del CALABRONE VERDE, del CORVO e di HELLRAISER, un nuovo SUPERMAN, TWILIGHT ZONE, CARS 2, MONSTERS & CO. 2, IL GRANDE GATSBY e un maledetto SCREAM 4), se cerchiamo così disperatamente quel maestro che non c'è, quello che ci dia la spinta e si levi dalle palle, quello che ci lasci il SUO posto, insegnandoci come fare prima di sparire. Che poi faremmo solo di testa nostra, ma almeno avremmo un inizio, una base. Se penso a TRON: LEGACY che deve ancora uscire (ma per lavoro ho già scoperto) o a quello schifo immane che è stato l'ultimo INDIANA JONES quello che mi viene in mente è che forse siamo alla disperata ricerca di un'autorizzazione, di un'autentica. Come se non credessimo di potercela fare da soli, come se avessimo bisogno del loro avallo per esistere. E se mi guardo intorno e leggo i libri (qualcuno ha detto vampiri?) che vengono pubblicati o i fumetti, la senzazione generale (che è generalizzata lo so, scusate, oggi non bado alle eccezioni) è che manchi davvero a tutti questa figura. Che è la statua, il passato da abbattere, la persona cui rubare il piedistallo, il libro magico, la combinazione della cassaforte; solo che adesso non c'è, non si vede, è sparita. E confusa.

Per un progetto speciale, enorme, che mi ha tolto il sonno per un anno intero e che non è ancora FINITO mi è capitato di cercarli questi maestri e di non trovarli, quindi lo dico perché mi è successo. Resti lì stranito. A mani vuote e carico di rabbia perché le tue aspettative sono sfumate in un nulla fatto di soldi, tempo, egoismo, fama e povertà di luce (di quella luce laica che riempie gli stadi e muove gli esseri umani un passo avanti). Sono tutti così banali. Sono tutti così scontati. E allora scrivi una storia che non è la storia che volevi raccontare, è un vuoto, tranquillizzante seguito di qualcos'altro, che vende, che assopisce e rasserena. E pensi che così possa andare, che magari così papà ti nota alla fine, e viene a farti la cara e a lasciarti le chiavi della macchina.

Ma non funziona. Non funziona nel cinema, nel fumetto, nei libri e nemmeno nella politica. Se i maestri non ci sono, allora bisogna fare da soli (e credo che sia ora, gente). Che fa paura e fa freddo. Che non ci sono strade battute per di là, ma solo sentieri pericolosi dove ti puoi perdere. Ma non hai scelta. È il tuo turno di costruire la piramide, non importa se l'hai progettata sferica e nessuno ti ha detto che si poteva fare. Non fa niente. Fallo e basta.
Oppure passi dalla vecchia Phoebe e ascolti qualcuno che viene da un'altra direzione, un maestro che ha la metà dei tuoi anni e una saggezza inspiegabile. Se fai così, allora va bene lo stesso, io penso. Il problema è trovarla una come Phoebe.


(Poi, detto fuori dai denti, io non capisco perché tutti i "figli di" dell'immaginario collettivo narrativo debbano essere maschi bianchi di 20/30 anni destinati a seguire la strada paterna. Voglio dire perché il figlio di Indiana Jones non poteva essere un'insopportabile secchiona che non vuole uscire dal suo laboratorio, una più simile al nonno? Perché il figlio di Kevin Flynn non poteva essere uno che odia i videogiochi e non sa andare in moto come Valentino Rossi? Perché il figlio di Bossi non poteva essere intelligente?
Come? Dici che lui è reale? Vuoi dire che... oddio. No, non può essere.)

4 commenti:

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Che bel post, Ale :)

Unknown ha detto...

grazie Fab! :)
(ancora complimenti, son contento di aver conosciuto i tuoi due capolavori)

Le Furie ha detto...

Mah... io sono d'accordo con te, in linea di massima. Ma solo se parliamo della generazione immediatamente precedente. Diciamo la generazione dei nostri padri, non quella dei nostri nonni.
Perché tra i nonni caspita se c'è da pescare in quanto a maestri.
Qualcuno è anche in circolazione, ancora oggi.
Ma coi padri... beh, non credo sia colpa loro. Non solo loro almeno.
È anche nostra che in realtà non abbiamo voglia di ascoltare nessuno che non sia la TV con cui siamo cresciuti.
(Parentesi... i revival dei cartoni anni 80 mi hanno rotto i coglioni! Non se ne può più! È come continuare a fare finta di avere 8 anni!)
Daltro canto i nostri padri, che hanno fatto una vera rivoluzione, sembrano non avere mai accettato l'idea di essere diventati vecchi.
Ci hanno cresciuti con amore e tingendosi i capelli, e così lo scontro generazionale non è mai avvenuto.
Con tutti i suoi pro e contro.
Perché scontrarsi significa anche imparare a conoscersi.
Per cui ci troviamo nel costante bisogno di rifiutare qualcosa che non abbiamo nemmeno mai provato a capire.
Per me alla fine può salvarci solo l'empatia. E la riscoperta di un codice morale.

Unknown ha detto...

@Le Furie: sì, è vero. qualche nonno, nel bene e nel male, c'è. qualche maestro cioè. che sia cattivo maestro o buono non importa. poi stasera Monicelli si è lanciato, sembra, dal quinto piano dell'ospedale dove era ricoverato. a 95 anni. ed è monicelli inuna maneiera impensabile, monicelli che si incazzava che non le mandava a dire che era un maestro.

che i nostri padri non abbiano la statura dei maestri, che non siano riusciti a diventare tali è ugualmente verissimo. così ci manca il confronto. che abbiano fatto una vera rivoluzione, non so, invece. non ne sono sicuro. che forse una vera rivoluzione li avrebbe fatti diventare grandi. forse è che non sono riusciti a farla una vera rivoluzione e quindi sono rimasti lì. E noi siamo rimasti qui, a rifugiarci nei cartoni animati di quando eravamo piccoli.

Non so se hai visto Boardwalk Empire ma nella prima puntata il personaggio interpretato da Michael Pitt fa proprio quello. Diventa grande, perché non ha scelta. Perché non è più piccolo e deve crescere. Ed è una cosa devastante e giusta. E da maestri.