mercoledì 22 febbraio 2012

Mama's porch

È come quando hai corso tutta la corsa che potevi correre. 
Che respiri amaro e ti viene da sputare tutto, anche se poi, in fondo, non hai altro che aria liquida da buttar fuori.
Mi sento così e non so proprio che farci. Sarà che tutto il lavoro, il carico immenso di lavoro che mi sono preso sulla testa per non pensare, alla fine è finito. O quasi. Sarà che non sono riuscito che a incappare in progetti affogati o naufragati. Sarà questo o che non viaggio da, davvero, troppo, troppo tempo.
O che mi guardo allo specchio e fatico a capire chi c'è rimasto dietro.
Nei giorni così penso solo al mama's porch, quello che per me non era il porch ma quasi. Era un giardino con la staccionata e sembra così lontano ora che è diventato, sta diventando, un libro. A volte mi chiedo se lo sto scrivendo per non perdere i miei ricordi o per riviverli, il risultato è che mentre li scrivo è tutto perfetto è dove voglio essere, è chi voglio essere. Ma dopo, quando mi fermo, quando finisco un pezzo e probabilmente quando finirò tutto sarà solo un libro e avrò, comunque, perso tutto.

Perché si perde sempre tutto alla fine? Non si potrebbe avere una sacca che quando la apri le cose sono di nuovo lì come erano? Le persone mi durano solo giorni, poi le perdo come i portachiavi, così li perdo, che dovrebbero badare alle tue chiavi – diamine li compri per quello, si chiamano porta-chiavi – e invece li perdi sempre prima delle chiavi. Si consumano e cadono da qualche parte, scompaiono o magari li prende qualcuno. Così succede con le persone.
Perché non puoi avere cuore abbastanza per tutto, mi dico, perché non ti basta mai il fiato? Non è giusto.